Per una volta la
traduzione italiana del titolo del film è -
in qualche maniera - "illuminante" su un
film che per Tom Hanks è stato poco più che
un divertissment. A differenza, però, di
American Graffiti e di altre pellicole
ambientate negli anni Sessanta, Tom Hanks
ricorda soltanto l’ingenuità di fronte alla
vita, al successo, alle innovazioni
tecnologiche e così via. Lontano dai fax,
dai telefoni cellulari, dai computer e con
la televisione a colori considerata come un
"prodigioso ritrovato" della scienza e della
tecnica, Hanks racconta la storia di quattro
ingenui ragazzi della provinca americana,
lanciati verso le vette delle classsifiche
dei dischi venduti che all’epoca erano a 45
giri e non compact disc. Music Graffiti è un
film divertente, melanconico al punto
giusto, curato nei minimi particolari (dalle
acconciature delle donne fino ai modelli di
lavatrice) che assomiglia più a un
documentario che a una vera e propria
riflessione sul successo. E non possiamo
rimanere immuni di fronte alla grande
sensibilità piena di humour del Tom Hanks
attore, regista e sceneggiatore di questo
film, che nel suo indugiare sui particolari
ci regala l’immagine di un’epoca ormai
perduta da tempo perfino nella memoria
cinematografica americana. I film sui
favolosi sixties più recenti che abbiamo
visto fino adesso, non avevano questa vena
di spensieratezza più vicina a Happy Days
che a Bronx o allo stesso già citato
American Graffiti dove il Vietnam e i
problemi sociali non erano semplicemente
latenti nelle parole dei protagonisti. Music
Graffiti è un film spensierato, sereno e
allegro. Fa divertire, fa piangere e fa
soprattutto sorridere per la sua grande
verve ironica che affronta le piccole e
antiquate manie di persone appartenenti a
un’altra epoca. Da apprezzare anche il
coraggio di Tom Hanks che ha scelto un
gruppo di attori semisconosciuti per il suo
primo film, se si eccettua la sempre bella
Liv Tyler (Io ballo da sola, Empire Records)
peraltro relegata in una parte di secondo
piano alla quale la figlia del cantante
degli Aereosmith si è adattata
perfettamente. Insomma, Music Graffiti è un
bel film, girato con accortezza e
pignoleria, che, però, aiuta a distrarsi e
distendersi. Un film pieno di grazia, che
con leggerezza e simpatia racconta una
storia inventata di uno dei tanti gruppi
che, sulle orme dei Beatles riuscì a scalare
la classifica dei dischi per poi tornare
nell’anonimato. Ma anche in questo non c’è
nessun rimpianto da parte del protagonista
che perdendo il successo, guadagna in cambio
il vero amore. Una strizzatina d’occhi di
Tom Hanks a chi, dopo avere raggiunto il
famoso quarto d’ora di notorietà, preferisce
condurre una vita, forse, normale, ma
certamente felice. Insomma, lo spirito del
film potrebbe richiamare ciò che scrisse il
filosofo polacco Stanislaw Lec: "Raggiungere
la notorietà per permettersi l’incognito".
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