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Si trova in un quartiere residenziale di
Los Angeles CA al numero 565 di N. Cahuenga
Boulevard, California USA. Questa casa è diventata famosissima proprio per essere stata utilizzata nella serie televisiva HAPPY DAYS. Nel telefilm l'indirizzo era 565 North Clinton Drive, Milwaukee, Wisconsin USA e all'interno viveva la famiglia Cunningham. Questa bellissima foto è del 4 Ottobre 2011. Non è un museo. E non è neanche inserita fra gli indirizzi previsti dalle guide turistiche, che a Los Angeles ti portano a vedere la villa in cui visse Dean Martin e la bicocca utilizzata da Michael Jackson per il video di «Thriller». Tuttavia la villetta bianca di stile coloniale situata al civico 565 di North Cahuenga Boulevard attira sciami di ammiratori provenienti da tutto il mondo. Alle nuove generazioni il palazzotto tanto «New England» non dice niente di interessante, ma a chi ha superato i quarant' anni racconta emozioni e atmosfere adolescenziali perché proprio quella casa fu utilizzata come sfondo per la sit com più famosa del mondo, «Happy Days», andata in onda fra il 1974 ed il 1984. Era il regno della famiglia Cunningham: di Richie, di Joanie-Sottiletta, dei genitori Marion e Howard ed ospitava, nella dépendance, Arthur «Fonzie» Fonzarelli, il bullo dal cuore tenero amato da milioni di ragazzini dell' epoca. A guardarla oggi, sembra essere troppo lussuosa per ospitare il proprietario di una piccola ferramenta (Howard Cunningham) e la sua famiglia, ma rispetto agli anni Settanta, è rimasta identica a se stessa. Vi abita una famiglia di asiatici, cortesi con i tanti curiosi che suonano alla porta e che fotografano l' edificio. «E passato tanto tempo dalle riprese», spiega il proprietario all' emozionato di turno che si porta dietro telecamera e microfono. Quella villa bianca, con i salotti a fiori, la moquette verde, il camino acceso e la sua atmosfera così american style, deve la sua notorietà a Fonzie e company ma nasconde un dramma sentimentale sconosciuto in Italia. Un dramma che sfiorò la tragedia e che vide come protagonisti due fra i più attraenti divi della vecchia Hollywood. Lui si chiamava Gary Cooper ed aveva ventisei anni, lei era una giovane e brillante attrice di origine messicana, Lupe Velez, un sex symbol dell' epoca: giovanissima (aveva ventuno an ni) si era fatta strada ad Hollywood ed era destinata a diventare una star di prima grandezza. Cooper era riservato e bello, lei era calda e tormentata: si conobbero durante le riprese dell' unico film che girarono insieme, «The wolf song», diretto da Victor Fleming e s' innamorarono simultaneamente, dando vita ad una storia d' amore clandestina ma rovente. Lei era pazza di lui e acquistò una villa, proprio quella di Cahuenga Boulevard, che era stata costruita nel 1923, per poter incontrare il suo amante. Lui fece di più: comprò una casa a pochi metri, nella quale far vivere i propri genitori. Quel piccolo spazio verde, nel cuore di Hollywood, avrebbe consentito agli innamorati di vedersi ogni giorno. Senza destare sospetti. Erano tutti e due liberi, ma qualcuno non voleva che si fidanzassero. Erano i genitori di lui, contrari a quella relazione in maniera ostinata perché, a loro dire, Lupe Velez era troppo eccentrica per i loro gusti. Gary Cooper abbozzava ma continuava ad andare a trovare la collega, di nascosto. Con le giovane Lupe le liti frequenti si alternavano alle riappacificazio ni: mamma e papà Cooper, di sera, andavano a spiare attraverso le finestre della futura «casa Cunningham» per accertarsi che il loro figlio non si trovasse all' interno. La situazione si era fatta così chiassosa che Lupe Velez vendette l' abitazione e si trasferì lontano dai «suoceri», al 1826 di Laurel Canyon. Tuttavia il rapporto non si ammorbidì e Gary Cooper, che stava diventando una stella, la lasciò: aveva conosciuto la futura moglie e si sarebbe sposato nel 1933. Lupe Velez rimase tanto sconvolta da quell' abbandono che comperò una pistola e minacciò di morte l' ex amante. Poveretta, non sparò ma ebbe un destino tragico, culminato con il suicidio, avvenuto il 13 dicembre 1944. Aveva solo 36 anni e forse la sua morte teatrale e drammatica ispirò il genio proteiforme di Agatha Christie. Quella villa bianca che aveva conosciuto la passione e le sofferenze di un amore malato sarebbe diventata, più di quarant' anni dopo, la casa simbolo della felicità coniugale. Una beffa, per la povera Lupe, che forse ne avrebbe riso. |
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