I FAVOLOSI ANNI 50 

Carissimo visitatore, come certo saprai la serie televisiva Happy Days è stata ispirata alla vita Americana degli anni '50. Bene in questa pagina cercheremo di raccontare e riassumere scorci di vita Americana con il suoi artisti e le sue tendenze che hanno reso indimenticabile un'epoca.
Accadeva negli anni '50...

Agosto 1945. La seconda guerra mondiale è appena finita col sinistro fungo di Hiroscima. I soldati americani tornano a casa, anelanti alla quiete e alle gioie domestiche. Ma i valori di una volta sono moribondi. E, ai ritmi desueti del mondo adulto, i giovani preferiscono l’allegra vivacità dei cantanti neri. Un ragazzo un po’ timido si sforza di imitarli. E’ Elvis Presley.
1954. Il generale Dwight Eisenhower è presidente degli Stati uniti. Dieci anni prima i suoi uomini sono entrati nella leggenda con lo sbarco in Normandia. L’america è ormai considerata da molti il simbolo della libertà e della felicità ritrovate; ma è anche l’epoca della guerra fredda, della minaccia permanente di un conflitto nucleare con l’Unione Sovietica. La fobia del comunismo scatena la caccia alle streghe, orchestrata dal senatore McCarthy.

Le prime vittime sono gli intellettuali: scrittori, giornalisti, personaggi dello spettacolo. Il clima pesante però, non impedisce che tra New York e San Francisco cominci a spirare una ventata di romanticismo. E’ il tempo dei beatnik, degli angeli della desolazione, dei girovaghi e dei ribelli, innamorati del jazz, della poesia e della strada. Si somigliano tutti: Jack Kerouac e Neal Cassady, James Dean e Marlon Brando, Jackson Pollock e Robert Frank. Girano in maglietta, jeans e giubbotto di pelle, con il passo dinoccolato, la curiosità sempre desta, il sorriso provocante. Sono fragili, indiavolati
   


Dietro la strada letteraria di Kerouac e quella fotografica di Frank si profila un paese in preda alla vacuità e all’immobilismo, un paese che, senza avvenire e senza speranza, non si aspetta più nulla. La promessa della felicità, garantita dal primo articolo della Costituzione americana, si è tradotta in un delirio consumistico e in un’esistenza squallida e regolata, da cui sono bandite le attività pericolose o immorali come il ballo, le relazioni sessuali e le sgommate in motocicletta.

Così vive e prospera la società bianca, rassegnata, soddisfatta e diffidente nei confronti dei vicini; in particolare dei neri, che a cent’anni alla fine della guerra di Secessione non hanno ancora ottenuto il pieno esercizio dei diritti civili. Negli stati del sud persiste la segregazione nei locali pubblici e nelle scuole.
   


Anche il livello economico delle loro comunità urbane e rurali è bassissimo se confrontato con quello dei bianchi. Isolati culturalmente, i neri hanno inventato linguaggi propri, soprattutto in campo musicale e creato meccanismi di distribuzione indipendente: etichette discografiche, circuiti di concerti, radio locali.

Ascoltando questa produzione, i giovani bianchi scoprono con sollievo una musica ben più viva e sferzante dei ritornelli melensi cantati dalle star del momento, con Bing Crosby e Frank Sinatra in prima fila.
   

Primavera 1955. I genitori preoccupati scoprono il volto nuovo dei loro figli. Portano i capelli imbrillantinati come i loro idoli, Jeames Dean e Eddie Cochran. Si stordiscono al ritmo di nuovi balli: il rock ‘n’ roll, il twist. Portano i blue-jeans e il giubbotto di pelle. Flirtano e amano le macchine decappottabili. Partita dagli Stati Uniti, soffia sull’Occidente una gran ventata di fantasia e di libertà. Rock Around The Clock.  Fin dai primissimi anni cinquanta, Bill Haley ex DJ, mescola nel suo repertorio i classici del country and western e successi di rhythm’n’blues. Questi ultimi riscuotono consensi tra i giovani anche quando le esigenze della morale puritana dei bianchi lo costringono a edulcorare il contenuto di alcuni pezzi: lo Shake Rattle and Roll di Joe Turner, che nella versione originale rasenta l’oscenità si trasforma, sotto la penna di Bill Haley, in una canzonetta rosa adolescenziale.

Ma il ritmo, quello c’è tutto. E’ il termine "Rock" si trova automaticamente accostato a tutta una serie di titoli che, assicurando la gloria del loro interprete diffonderanno il messaggio nel mondo intero. Registrato nell’aprile del 1954 è il pezzo più noto e occupa un posto di spicco nella leggenda di questa musica. La sua importanza verrà pienamente alla luce solo con il film "Il seme della violenza", di cui costituisce la parte più interessante della colonna sonora originale.

Per Bill Haley e i suoi Comets inizia allora un’esistenza davvero curiosa. Questi tipi giovanili e grassottelli, questi Americani bonaccioni che si scatenano su ritmi neri, si vedono proiettati dall’oggi al domani nel ruolo di portavoce dell’adolescenza in rivolta. I loro concerti finiscono sempre in sommossa, i loro nomi compaiono sui giubbotti di pelle della gioventù inquieta di tutto il pianeta.
   



Rock Around The Clock One, two, three o' clock , four o' clock, rockFive, six, seven o' clock, eight o' clock, rockNine, ten, eleven o' clock, twelve o' clock, rock.We're gonna rock around the clock tonight.Put your glad rags on and join me, hon',We'll have some fun when the clock strikes one,We're gonna rock around the rock tonight,We're gonna rock, rock, rock, 'til broad day light,We're gonna rock, gonna rock around the clock tonight.When the clock strikes two, and three, and four,If the band slows down we'll yell for more,We're gonna rock around the clock tonight,We're gonna rock, rock, rock, 'til broad day light,We're gonna rock, gonna rock around the clock tonight.When the chimes ring five, and six, and seven,We'll be rockin' up in seventh heav'n,We're gonna rock around the clock tonight,We're gonna rock, rock, rock, 'til broad day light,We're gonna rock, gonna rock around the clock tonight.
   


Nel 1955 l’adolescente medio dispone di un forte potere di acquisto, spesso accompagnato da frenesia consumistica. Poiché costituisce un nuovo mercato, l’industria comincia ad assediarlo con prodotti fatti per lui. Ecco il giubbotto, il berretto a la T-shirt di Brando, la Thunderbird e la Corvette dei seduttori di Hollywood, i fumetti della Marvel, i film e ovviamente i dischi. E’ appena comparso il 45 giri, mentre il giradischi portatile Teppaz consente di impadronirsi di un universo sonoro fin qui gestito dal capofamiglia e dal grammofono troneggiante nel salotto domestico."We live for Cars and Girls", (viviamo per l’auto e per la ragazza) canteranno negli anni settanta i Dictators di Detroit, sacrificando alla nostalgia di quell’epoca di spensieratezza e di boom economico.

Le canzoni diventano il mezzo di espressione, il riflesso degli stati d’animo dei teenager. Nei dischi si alternano i brani Rock, "veloci" e le "ballad", languidi slow adatti al contatto fisico, all’abbordaggio in sala. Ma, a poco a poco, i temi ereditati dal blues: solitudine, abbandono, sfortuna, disperazione (si veda Elvis presley di Heartbrerak Hotel) fanno posto a canzoni incoerenti, a giochi di parole ritmate (Gene Vincent, Be Bop a Lula). 
   


Il "doo-wop" dei complessi neri, forma sincopata del rhythm’n’blues, ne fa grande uso fin dalla metà degli anni quaranta. Centinaia di gruppi eredi di formazioni vocali del tipo degli Ink Spots, tenteranno di scalare la hit parade.

I più noti restano i Coasters di Los Angeles (Yaketi Yak) i Drifters di New York, con il cantante solita Ben E. King (On Broadway), i Five satins di new Haven (In the Still of the Night), i Moonglows, i Penguins, i Cadillacs, gli Olimpics, i Flamingos e soprattutto i Platters di Detroit, con la loro favolosa serie di successi (Only You, The Great Pretender, Smoke Gets in Your Eyes). Compositori e autori scrivono espressamente per il mercato dei teenager.
   




ALCUNI DEI PROTAGONISTI CHE ANNO RESO GRANDI GLI ANNI 50

ELVIS PRESLEY EDDIE COCHRAN JOHNNY BRUNETTE
     
JERRY LEE LEWIS BUDDY HOLLY CARL PERKINS
     
GENE VINCENT FRANK SINATRA ROY ORBISON
     
   
CONNIE FRANCIS